Il “Fast Fashion” diventa ancora più “Fast” grazie all’Intelligenza Artificiale: Shein portata in giudizio da Uniqlo per il “dupe” del marsupio a mezzaluna

Vincenzo Iaia

La denuncia sporta da Uniqlo nei confronti di Shein presso il Tribunale distrettuale di Tokyo il 28 dicembre 2023 segna l’inizio di una guerra tra imprese operanti nel cd. fast fashion. In particolare, l’azienda giapponese di abbigliamento casual ha citato in giudizio Shein, noto operatore nel fast fashion (si potrebbe dire al quadrato), per aver copiato e venduto la Mini Shoulder Round Bag, il marsupio a mezzaluna tra i best-seller di Uniqlo. Invero, la classifica elaborata da Lyst, la piattaforma statunitense per la scoperta delle ultimissime novità nel mondo della moda, ha assegnato alla Mini Shoulder Round Bag il titolo di borsa più venduta negli ultimi tempi, avendo altresì raggiunto oltre 60 milioni di visualizzazioni su TikTok1.


Secondo la tesi attorea, Shein avrebbe sostanzialmente clonato il marsupio della competitor giapponese, realizzandone il cd. “dupe”, per tale intendendosi una forma di duplicato che assomiglia chiaramente ad un prodotto più costoso e/o di più elevata qualità2. In effetti, da un esame visivo dei due prodotti non paiono esserci differenze significative, perlomeno nell’aspetto esteriore. Peraltro, restando fedele alla nozione di dupe il marsupio venduto da Shein è offerto ad un prezzo pari all’incirca ad un terzo rispetto a quello praticato da Uniqlo (tra i € 4,00 e i 5,00 a differenza del prezzo di listino dell’azienda giapponese pari a € 14,90).


La frase celebre di Picasso “un bravo artista copia, un grande artista ruba” fa ragionevolmente pensare che Shein si collochi nella prima categoria di artisti. Non è infatti la prima volta che il colosso cinese finisce nel mirino delle imprese di abbigliamento per aver di fatto riprodotto e commercializzato vestiti e accessori protetti da diritti di proprietà intellettuale o comunque per aver violato le norme di correttezza professionale, essendo stata già accusata in tal senso da Zara e da Chrome Hearts. Il punto scriminante in tal caso è il riferimento nell’atto di citazione all’algoritmo utilizzato da Shein per individuare e disegnare nuovi prodotti promettenti.


È una tesi ormai ricorrente che la capacità produttiva del software dipenda dalla quantità e qualità dei contenuti immessi. Orbene, se l’algoritmo è in grado di generare capi di abbigliamento e accessori significa che il training ha richiesto anche la “digestione” di immagini di precedenti collezioni di moda, eventualmente protette da diritti esclusivi, tra cui il diritto d’autore. Trattasi questa di una questione di centrale importanza a cui l’AI Act europeo ha cercato di fornire una soluzione che tende a ribilanciare i poteri dei creatori. Diversamente, la soluzione giapponese sembra fornire maggiori spazi di libertà per le attività di estrazione di testo e di dati a condizione che essa non implichi il “godimento” della creazione (cd. non-enjoyment clause), portando alcuni autori a definire il Giappone come un paradiso per le attività di machine learning3. Uno degli elementi dirimenti ai fini della risoluzione della controversia sarà quindi la valutazione circa l’eventuale sfruttamento del profittevole marsupio a mezzaluna nei termini del diritto giapponese.


[1] T. O’Connor, Uniqlo’s $20 Shoulder Bag Tops Lyst Index of Fashion’s Hottest Products, in The Business of Fashion, 19 April 2023, available at: https://www.businessoffashion.com/news/retail/uniqlos-20-shoulder-bag-tops-lyst-index-of-fashions-hottest-products/.

[2] Cambridge Dictionary, voce “dupe”, reperibile al seguente link: https://www.businessoffashion.com/news/retail/uniqlos-20-shoulder-bag-tops-lyst-index-of-fashions-hottest-products/.

[3] T. Ueno, Flexible Copyright Exception for ‘Non-Enjoyment Purposes – Recent Amendment in Japan and Its Implication, in GRUR International, vol. 70, II, pp. 145-152.

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